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Quando si sogna, spesso accade, si ci ritrovi a sentirsi leggeri, come si facesse parte del vento. Altre volte, invece, fluidi come l'acqua.
Quando si è parte del Giardino, si ha la costante sensazione di mettere radici, di nutrirsi del sole, di crescere solo in altezza se il tempo lo permette.
Quando si fa parte di Arcadia, spesso accade che ci si senta come una pianta, di fiorire e sfiorire alla stessa velocità della montagna che nel tempo avanza lontana dalle creste in cui è nata, e tanto lentamente come una foglia portata via dalla brezza.
Di umano non ci si sente più nulla: le braccia si allungano verso il cielo, si ricerca la costante sensazione del calore dell'astro su quella che non è più pelle, è foglia, e quello che una volta era sangue ed ora è linfa. Si cresce nutrendosi di clorofilla, si ci muove sospinti dal vento, e qualunque cosa tu sia stato nella tua vita precedente è un effimero ricordo.
Si ha la sensazione di vivere in un paradiso terreno, si ha la certezza di essere nel posto più bello e fiorente dell'intero Universo, di essere un tutt'uno col mondo Oltre la Siepe.
Un giorno questi ricordi riporteranno alla luce anche l'essere stati prigionieri, di aver ricevuto in cambio della propria fedeltà odio e umiliazione, dolore e piacere che nel tempo si sono mescolati tanto torbidamente da aver trasformato una creatura tanto semplice in qualcosa di diverso, di oscuro, che si nutre di paura, dolore, rabbia e lascivia. Che ama l'essere guardata quasi quanto odia il doversi guardare, il rendersi conto di ciò che è realmente.
Diana si sveglia sotto il sole di Arcadia, affiancata alla lunga fila di compagni che, come lei, servono fedelmente i Padroni della landa legati da catene di odio e amore agli stessi. Il suo corpo è cambiato nel tempo, ricoprendosi di secchi ramoscelli pallidi che ora formano un cespuglio da cui spunta una maschera pallida perennemente in lacrime, ed è lento mentre si muove al ritmo del vento, seguendolo passo passo nell'adempimento dei suoi compiti giornalieri che si susseguono da anni, se non da secoli, il tempo non ha valore Oltre la Siepe.
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in giardino passeggia il suo padrone che parla con un servitore allarmato.
"Mio Signore, Signore dai mille volti. Porto notizie dal Signore delle mille spade"
In servitore si inchina davanti al suo padrone, avendolo raggiunto di corsa.
"Per quale causa mi disturbi dalla mia contemplazione della bellezza?"
"Chiedo perdono Signore, ma il Signore delle mille spade ha appena fatto attraversare delle spade attraverso i grandi confini. Le sue spade migliori."
"Spiegati meglio. Non capisco!"
"Il Signore dalle mille spade ha aiutato una parte del suo esercito, i migliori in campo, ad attraversare indenni i confini. Li ha mandati oltre, per sua scelta"
"Assurdo. sarebbe come se io mi privassi dei più begli alberi del mio giardino, a quale scopo? " Si avvicina ai suoi alberi, in particolare arriva a toccare il tuo tronco "E poi come vivrebbero i miei gioielli lontano da me? Non potrebbero sopravvivere senza le mie cure! Non è vero, piccolo bocciolo dorato?" con queste ultime parole tocca il tronco in corrispondenza del viso e l'ultima domanda è rivolta a te.. -
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Il Signore dai Mille Volti, basta il profumo e l'essenza faerica dello stesso in avvicinamento, o semplicemente presente all'interno del giardino, per destare estasi e paura all'interno dell'intera Corte. La sua è un'aura di bellezza che pari non ne esistono, ed allo stesso modo è talmente tanto impressa negli animi degli astanti da esser la più terrificante mai conosciuta. Ad Arcadia non esiste Dio. Oltre la Siepe esiste solo il proprio Signore.
E mentre questo s'avvicina tutti lo guardano beati della presenza, pare che il desiderio di compiacere in ogni modo si riveli si mescoli al terrore di essere inetti da non far muovere nessuno, a parte il servo allarmato. E tale permane anche Diana, che si limita a schiudere appena quelle ciglia incantata dalla più totale bellezza, dalla più totale maestà dello stesso.
Avvicinatosi, persino il vento tratterebbe il proprio respiro pur di compiacerlo in ogni modo, ed il giardino sprofonderebbe nel silenzio esclusivamente per udirlo, e non parla nel terrore cieco della sua ira. Le parole scambiate vengono sentite con rigoroso silenzio, nell'attesa della risposta del Sire, tutte, finché i passi dello stesso non cadrebbero soffici sul terreno in cui cresce la pulcherrima. Ne gode, rimane a nutrirsi del respiro vicino e del tocco che questo farebbe delicato sulla pelle lignea, facendo fremere i rami che compongono il corpo, finché non arriverebbe al volto. Compiacimento e paura, paura della reazione ad una così singolare ed importante notizia.
« Vero, mia Maestà. Un'azione senza senso. »
Una vocina sottile, un lieve sussurro pari ad un cinguettio non troppo acuto, nel cercare una risposta compiacente all'altro.. -
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"Perché privarsi delle migliori difese? Dicono che siamo irrazionali, è vero se le nostre azioni sono queste! Viene un pericolo da oltre la Siepe? Perché mandarli incontro delle spade? Perché possa servirsene? Viene un pericolo dall'interno? perché privarsi dei migliori guerrieri?
L'unica spiegazione è che il Signore dalle mille spade voglia lasciare il suo regno... e si sia fatto precedere dai suoi migliori..."
Fa un cenno al servitore che si avvicina e si inchina
"Va a vedere se il Signore dalle mille spade è rimasto e cerca di capire se ha intenzione di andarsene."
Il servitore annuisce e fugge alla velocità del lampo
"Se se ne va la sua terra sarà mia... potrò avere il giardino più vasto di Arcadia". -
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Ascolta le altre parole, così vicino il fiato da regalare profumi sfumati di ogni bellezza olfattiva, carichi di ogni desiderio. Il Signore dai Mille Volti è così: amore ed odio tanto miscelati da non essere più, l'uno per l'altro, un opposto, da trascendere ogni limite tra piacere e dolore, e la sua maestà tanto elevata da superare qualsiasi fede in Dio. Non osa parlare, quasi nemmeno respirare finché egli è tanto vicino, ed a giudicare dal silenzio circostante neppure gli altri vogliono contraddirlo, sfidare il momento di pensiero con qualche parola che sarebbe sgradita e porterebbe sofferenza in quell'idillio. Si teme il dolore più in Paradiso che nel limbo del mondo lontano dalla Siepe.
Le parole di questo non ricevono alcuna risposta, nonostante il servo, come chiunque altro lì intorno, altro non farebbe che eseguire senza accennare a ribellarsi, pensiero che nessuno mai si porrebbe dinnanzi a tal presenza. E così rimangono nel giardino tutti gli altri, il 'bocciolo dorato' come i suoi compagni affianco a lei.
« Lo meriteresti, mia Maestà Splendente. »
Un altro cinguettio delicato, quasi un sussurro, a quelle parole che, invece, il Sire par porre a voce già più udibile della propria. Diana d'altronde nemmeno si muove. Permane al sole d'Arcadia, le radici piantate nel giardino, ai soli comandi del Signore, seppur una fugace idea faccia tremare appena quel tronco fitto, dall'intricato disegno dei rami pallidi ed apparentemente secchi che formano una vaga copertura allo stelo sottile del corpo.
« Tanto lo meriteresti da dover controllare quelle truppe che ora sono oltre Arcadia. »
Parole azzardate, le sue, come tale le percepisce sotto le lunghissime ciglia pallide che poco lasciano intravedere dagli occhi ciò che accade oltre il Signore suo. Parole che tenterebbe di filtrare alle orecchie del suo Signore come una proposta, ad apparire stratega ai suoi occhi, a migliorare la propria figura se le stesse non finissero per rendere la sua prigionia peggiore di quanto già non sia stata finora.. -
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"Cosa intendi mio piccolo bocciolo? pensi che dovrei essere sicuro che le truppe siano oltre Arcadia o che io possa comandarle?"
Si rivolge al suo albero con aria tra il meditativo e il sognante... entrambe le ipotesi, in fondo gli piacciono...
"Sì, mio bocciolo, meriterei il giardino più bello e vasto di Arcadi... l'invidia delle altre fate... la Bellezza, è l'unica cosa per cui valga la pena esistere". -
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Quando quella voce non prende cattiveria o freddezza, ma un'aria vibrante di sogno e piacere, di tale aria anche lei ne gode, se ne riempie foglie e radici, lascia passare quelle parole attraverso i rami fino alla linfa, oltre la corteccia fino all'anima. Parole, le successive, che saprebbero ancora di innocenza e purezza, seppur siano intrise di una certa malizia, una malizia che i fatati sanno bene come usare. Diana approfitta per incalzare le proprie parole nel silenzio del giardino, continuando a rispondere, sentendo su di sé ammirazione ed ira dei suoi compagni, degli altri fiori.
« Dico, mio Signore della bellezza e della Grazia, che tu meriteresti di sapere i movimenti di quelle truppe, essere certo che siano via, e che non possano tornare in tempo da impedirti di compiere il tuo volere. Meriteresti di conoscere bene il tuo nemico, ed affrontarlo nel momento in cui è debole, per soggiogarlo nel modo che ritieni tu più opportuno. »
Parole, le sue, dette con gli occhi pallidi, quasi privi di pupilla per quanto siano candidi, al pari della sclera, che si alzano contro il suo Signore per un momento, e poi retrocedono verso il basso, guardare i suoi stessi piedi, le radici che affondano nella terra perché possa nutrirsi e trarre giovamento dal contatto, sempre più parte del mondo Oltre la Siepe.. -
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"Chiari sono i tuoi pensieri, mio bocciolo, ecco perché ho mandato il mio servitore... "
Riflette un attimo poi si rivolge a te e agli altri arbusti e alberi che lo circondano.
"Preparatevi a combattere per me, li sorprenderemo.". -
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A sentire quell'assenso, semplicemente, lascerebbe uscire un lieve sospiro di godimento, di piacere, come se il Signore dai Mille Volti con quel semplice accondiscendere ai suoi pensieri avesse il potere di riempirla con la sua Maestà stessa e renderla l'arbusto più felice del giardino. Gardenia Orchidea, lei, che par fiorire solo in quel momento. Alzerebbe, allora, e forse i suoi compagni come lei, le radici, sradicandole dal terreno che regala nutrimento perché siano i suoi piedi, e con quelli, ancora addormentati ed atrofizzati dal troppo stare dentro alla magia stessa del mondo Oltre la Siepe.
« Ovunque vorrai noi saremo. »
L'unica risposta che sente di dovere al suo Signore, l'unica risposta contemplata in Arcadia, mentre i rami si muovono, assieme al viso, come si risvegliasse, stirandosi in quell'intrigo nodoso che il corpicino, una volta piccolo ed indifeso, è ora, un ammasso di gardenia e tronco, vivo di linfa e non più sangue. E si muoverebbe, Diana, si muoverebbe come il suo Signore comanda, eccitata e spaventata al tempo stesso, emozioni ben confondibili in quel mondo.. -
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"Bene, questa è la risposta che mi aspettavo da voi, l'unica e la sola..."
"Attendo notizie del mio servitore e decido come muovermi"
Detto questo si allontana.
Il servitore lo raggiunge abbastanza lontano da dove sei, non hai la possibilità di sentire ciò che si dicono, ma il Signore dai mille volti è palesemente sconcertato dalle notizie che arrivano.
Si allontana verso la sua dimora a passo veloce.. -
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Come non essere felici della decisione del proprio Signore? Ogni suo desiderio espresso a voce sottile diviene ordine perentorio per chi, dopo tanto tempo passato nel suo giardino, ha l'unico desiderio di compiacerlo ed appagarlo in ogni modo possibile ed impossibile, entrare nelle sue grazie per elevarsi dal dolore e dall'umiliazione che, altrimenti, una vita da Sangue di Fata relega agli appartenenti alla stirpe. I Fiori che si son mossi, gli arbusti trasformati in corpi, le radici in piedi, altro non possono che prepararsi agli ordini, seppur Diana, pallido viticcio di gardenia ed orchidea, non smetta mai di seguire con gli occhi il suo Signore con candidi ed adoranti sguardi che celano il disagio e la paura. Pensieri che vanno al Mondo Caduto, ad un viaggio Oltre la Siepe in cui il tempo è trascorso, un mondo il cui unico pensiero di tornarvi ha reso sopportabile la permanenza in Arcadia che teme non più riconoscere, o che non riconosca lei, e che fa paura. E speranza, sopratutto, che la possibilità di rifuggire il Signore e le sue tremende vendette si avveri, con quel viaggio. Al saluto di lui non parla oltremodo, eppure quegli occhi adoranti che lo seguono come ombra avvertono il cambiamento. Cambiamento troppo improvviso, cambiamento che è terrore per ciò che sarà se i suoi desideri non vengano avverati a dovere. Diana si muove, i piedi raggrinziti dall'assenza di quel terreno che dona nutrimento si spostano facendo ancheggiare i rami arruffati del corpo, e non al Signore dai Mille Volti, ma al suo servo, tenterebbe di avvicinarsi per parlare, se le fosse concesso. Tenterebbe di usare il suo fascino, profumo di gardenia ed orchidea, sapore di Sangue di Fata, una bellezza che quando ancora l'ambrosia non ne aveva avvelenato il sangue era già arma e che, forse, quello stesso nettare dei fatati ha solo migliorato.
« Devoto a Lui, quali notizie porti? Spero che non sia nulla che possa farlo adirare. Come ben saprai, Devoto, siamo tutti molto in pena per le magagne che disturbano la tranquillità del nostro Giardino, e ci dispiacerebbe che sia tu portatore di infauste notizie. Cosa puoi mai dirci? »SPOILER (clicca per visualizzare)Persuasione 3 e Ascendente 3, se non erro!. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Non serve tirare perché il Devoto servitore ha bisogno di sfogarsi...
Il devoto servitore non aspettava che una domanda per riversare sull'incauto ascoltatore le sue angosce. Inizia parlare come un fiume in piena...
"Una sciagura potrebbe abbattersi su Arcadia... Il Signore dalle mille spade ha mandato i suoi migliori guerrieri nel mondo oltre la Siepe e ora ne sta addestrando altri, molti altri. Non intende andare via. Intende arginare la minaccia che viene da quel mondo privo d'incanto...
A breve chiederà aiuto agli altri signori. Una minaccia viene da quel mondo. Altri fatati che non hanno difficoltà a reclutare umani, stanno invadendo quel mondo. quando avranno abbastanza seguito arriveranno nel nostro, attratti dalla magia di Arcadia. Il Signore dalle mille spade non l'ha detto, ma io ho capito che è convinto che in quel momento molti di noi si uniranno agli invasori. ". -
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Le parole che quello inizia a vomitare con velocità e disperazione sono accolte in un silenzio quasi tombale. Il viticcio si restringe lungo il corpo,cespuglio di rami pallidi che arruffati coprono il fusto dove si troverebbe il busto. Le mani nodose si stringono tra loro, la maschera del viso, pallida in lacrime sanguigne, si ferma in un'immobilità di statua. Per quanto invece un tremore sconvolta la linfa che finisce per infiammarsi: non c'è paura, non per le sorti del Giardino in sé e di chi ne faccia parte. Liberarsi dei suoi persecutori, d'altronde, per quanto sia attratta dal Signore stesso, le sarebbe gradito. Sta in silenzio, comunque, e lo lascia finire, sfogarsi come preferisca, la migliore delle amiche. Lascia raccontare del Signore delle Mille Spade e del Mondo Caduto, dell'esercito che si preparava a distruggerli tutti, e poi, semplicemente, commenta.
è terribile! Cosa possiamo fare noialtri?. -
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“Prepararci a servire il nostro Signore, ovviamente! ”
Il servitore i torce continuamente le mani. Poi continua:
“Il Signore dai mille volti è andato a valutare il da farsi, poi vediamo cosa mi farà rispondere al Signore dalle mille spade”
Il Signore dai mille volti esce dalla reggia e si dirige verso di voi…. -
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Attende semplicemente in silenzio il ritorno del Signore, senza aggiungere altro alla conversazione con il servo. .
Giardini d'autunno |
