Un inaspettato incontro

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    Un bar, una giornata di sole. Due ingredienti che possono risollevare l'umore, soprattutto in una giornata fredda, con una neve che ormai è fuori stagione. Sembra posticcia, ma il freddo è vero e tutto appare ancora più irreale.

    Molti avventori sono al tavolo, altri sono al bancone, l'argomento principale è il tempo, naturalmente, ma i risultati in campo del Novara Calcio non mancano di infiammare un gruppetto di attempati mister-mancati in un tavolino in fondo alla sala.

    Scegliete come e perché siete entrati nel bar, se l'altro sa della vostra natura risvegliata, se siete già entrati o entrate in sequenza.
     
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    Toumas Doria Phampili - <parlato> (Pensato) Narrato. Parlato Altrui • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

    Una giornata come le altre? Forse. Chi può dirlo. Infondo la vita è composta da giornate neutrali.
    Esco di casa dopo aver preso le chiavi della macchina, poco prima di salire mi soffermo a guardare la neve adagiata delicatamente sulle aiuole creando un manto candido e bianco che, a giudicare dall'apparenza, sarebbe durato poco. Eppure il freddo non lasciava pensare minimamente a un accenno di primavera.
    Stranamente avevo deciso di prendermi una giornata libera dal lavoro in quei mesi in cui ero arrivato a Novara dopo la vittoria al concorso di medicina legale avevo svolto bene i miei doveri, una giornata di pausa dovevo pur meritarmela. Forse.
    Ecco emergere uno dei miei più grandi difetti: il "Forse", il mettere in dubbio qualsiasi cosa, qualsiasi teoria, pur di trovare un significato nascosto in tutto ciò che mi circondava; almeno questi piccoli ma grandi difetti han fatto di me l'uomo che sono, apprezzato da pochi, disprezzato da molti e indifferente a tutti gli altri.
    Tutti elogiano i pregi, ma chi pensa ai difetti? O a chi cerca di migliorarsi?
    Quelli sono gli inetti, gli strani che vengono isolati dalla società solo perché hanno la forza di dire che il sistema di vita corretto non è quello che vede un ideale comune a tutti, ma diverse idee che perseguono uno scopo comunque che va a favore della maggioranza.
    Il viaggio in macchina è rilassante ed è impossibile non notare alcuni bambini che giocano con la neve...
    (Beatevi nella vostra ignoranza, è quella a proteggervi e danneggiarvi al contempo... eh... sembra ieri quando anch'io passavo le giornate così... ma poi quando trovi la verità non puoi più far finta di nulla.)
    Arrivo poco dopo a casa di una delle poche persone con cui non mi mostri diffidente o chiuso: Lucille.
    Busso, suono il campanello ma nulla. (mh... oggi in università non sarebbe andata... nemmeno alla Basilica... direi di provare al bar dove andammo l'altro giorno, al massimo nel peggiore dei casi scuoterò la testa osservando uomini grandi e grossi parlare di calcio invece di concentrarsi su quel che accade nel nostro paese poiché un pallone è più importante di qualsiasi altro bisogno primario. Ade, guarda tu in che mondo mi fai vivere!)
    Mi dirigo al bar parcheggiando poco lontano e iniziando a passeggiare, infondo la giornata era gradevole nonostante il freddo; arrivato innanzi il bar varco l'ingresso aguzzando l'orecchio ai discorsi degli altri clienti che variavano tra il clima e i risultati delle partite di calcio (Poveri, non sanno che esistono creature che il tempo lo san manipolare, sapessero cosa potrebbe esserci realmente dietro il clima impazzito...) cerco con lo sguardo Lucille, sperando di trovarla lì.
    La trovo seduta a un bancone con l'ira più totale dipinta in viso.
    Il mio sguardo cade sulla sua ordinazione: camomilla.
    "Lucille De Medici con una camomilla... bene, chi stai cercando di non ammazzare tra atroci sofferenze?" le sorrido e attendo la sua risposta mentre ordino un'altra camomilla al barista.
     
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    La voce di Lucille, o forse il suo fervore, attira qualche sguardo. La cameriera torna con una teiera di camomilla fumante per Toumas. Vi guarda entrambi, siete avventori diversi da quelli a cui è abituata ed è alquanto perplessa a vedervi bere camomilla a quest'ora.

    Di sua iniziativa torna dopo qualche minuto con un piattino con dentro dei biscottini di pasta frolla assortiti, alcuni con la marmellata e altri con le gocce di cioccolato.

    Si allontana senza una parola. V dietro al bancone e lava le tazzine del caffè, ne prepara altri, lava tazzine e, in sostanza, si è dimenticata di voi...
     
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    Ascolto Lucille, le sue motivazioni e... gli occhi che ha attratto su di se.
    (Perché guardano la MIA donna? Per Ade, oggigiorno non si è nemmeno più liberi di voler ammazzare qualcuno?)
    Respiro profondamente. Quel che stavo dire poteva costarmi cara la testa poiché Lucille era il classico stereotipo di donna impeccabile, trovarle difetti era impresa assai ardua e la sua impeccabilità e puntualità - come accade in molti di questi casi - la pretende anche da chi la circonda e vive nel suo stesso ambito lavorativo.
    Abbasso la voce e le sussurro "Dammi ancora qualche tempo e poniamo rimedio..." dopo quella mezza battuta per provare a farla sorridere un po' l'avrei analizzata osservando la posizione in cui si trovava.
    Perché? Semplicemente perché il linguaggio del corpo è infinito, e nel caso delle donne, è utile per comprendere quando si è in procinto di finire nelle fauci del leone.
    Lucille era una donna posata e controllata. Altro motivo per cui era pericoloso farla arrabbiare.
    (Ade dammi la tua benedizione...) "Lucille, sono pur sempre ragazzi... naturalmente chi segue un percorso universitario dovrebbe avere un determinato tipo di condotta e interessarsi alle documentazioni opportune, specialmente quanto concerne un trasferimento... quindi... " Guardo la ragazza "Grazie..." e prontamente verso dell'altra camomilla a Lucille la quale avrebbe potuto notare che ero completamente incurante della ragazza e che il mio ringraziamento era una semplice formalità e lo avrebbe potuto comprendere dal tono con cui è stato pronunciato (Se riesco a uscire da questo bar con ancora la testa sul collo posso dire di aver fatto un passo avanti... stupido ragazzino.) "...Ergo... non credo che... come dire, sia esattamente il caso di seccarlo... al massimo quando dovrai registrargli i voti degli esami su segrepass invece di farlo aspettare un mese glie ne fai aspettare due... con questo non sto dando assolutamente ragione al ragazzo, no, sia chiaro... ma son cose che possono capitare" (Avrò toccato i tasti giusti o mi manda a fare una passeggiata nel Crepuscolo? Un Obrimos infuriato non è una cosa buona.)
    Il mio tono maschera completamente i tremori del mio animo un po' anche perché son sempre stato abituato a tenere tutti le mie emozioni per me e non ho mai sentito la necessità di esternarle in modo eccessivo poiché a cambiare le cose sono i fatti concreti, non i castelli che si ritrovano in aria e tanto meno le lacrime. La mia eccezione era ed è lei. (non capirò mai cosa mi hai fatto...)
     
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    Annuisco alle parole di Lucille. Questo potevo fare "Signorina, lei vorrebbe mettere il sottoscritto a confronto con quello squinternato?Bhe, suvvia, ho afferrato il complimento" le ammicco continuando ad ascoltarla e... si. Stava parlando di tutte le pianificazioni della giornata e si, progettava anche in quanto tempo fare tutta la spesa.
    Avete presente quei mariti che si lamentano appena per le liste? Bene, signore e signori, vi presento Lucille De Medici, l'unica donna che non solo fa la lista della spesa, ma addirittura si auto-munisce di piantina del supermercato per studiare il giro da fare per risparmiare il meno tempo possibile... (Ade, questa ha davvero ancora l'abitudine di pianificare tutto?) "Lucille, mi chiedevo,per quando deciderai di diventare madre, hai già stabilito giorno, ora e rottura delle acque? Tanto per sapere.." Era organizzata. Troppo organizzata. Prenderla alla sprovvista era impossibile, almeno se conoscevi tutti gli orari in cui si spostava si poteva capire facilmente dove si trovasse per farle una sorpresa...
    "Sballarli, suvvia... no, come non detto, mezz'ora è una tragedia per i tuoi standard e..." venni interrotto dalle sue parole: "Tu non hai nulla da fare VERO?" una piega inquietante avevan preso le sue labbra su quel volto.
    (Oh, povero me tapino che mi son ritrovato sventurato al cospetto del suo...dei suoi... ce... in tutto questo! Qui torneremo come quando convivevamo ai tempi dei nostri studi che battibeccavamo anche sulla scelta del supermercato stesso.. mica ha quella cartina con se?? Ho un accendino per dar fuoco a quella cartina? Che vuole fare? Dove vuole portarmi... io..io... dove vuole andare a parare?) le mie paure furono confermate dalle parole successive "Ti andrebbe di aiutarmi?" ecco. Lo aveva detto. Ed io come ogni essere di sesso maschile su questo pianeta mi sentivo in balia della potenza del sesso opposto che minacciava con una gentilezza che in realtà era solo il velo di una domanda retorica.
    "... Certo... in che supermercato si va?" (Ok... meglio di andare a fare shopping... suvvia. Ho una strana sensazione. E questi non sono di certo fantasmi. Poco ma sicuro. Lucille mi schiavizzerà oggi.)
    Era una domanda retorica; ergo non avevo alternativa.
    Onde evitare di riservarmi il destino di quello scapestrato studente, dovevo chinare il capo a chi sapevo avrebbe potuto mozzarmelo se avessi obiettato (Mi sento tanto un Uke... ma guarda tu... niente Oro ciok stavolta... si spera...)
    Provavo a rincuorarmi.. ma già sapevo che ben presto ci avrebbero scambiato nuovamente per una coppietta sposata. Non mi restava altro da fare che annuire finché non si fosse placata del tutto.
     
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    Noto il costante crescere della tonalità rossa della sua carnagione che va a sfociar pian piano nel violaceo.
    (Che carina, è imbarazzata! Hahahahaha! Adesso proverà a psicanalizzarmi per capire se è una battuta o una proposta. Un attimo. Io e lei dei bambini? Eh.. sarebbe fantastico....) fantasticavo sorridendo poi alle sue parole,tornando poi alla brusca realtà quando mi accenna al giro di supermercati menzionando con quasi un cenno di rimpianto i SISA "Non concordo sul SISA, lo sai. Meglio così" la mia espressione muta in seria e priva di emozioni apparenti non appena la sento parlare a telefono. Sembro tranquillo, ma in realtà cerco di aguzzar l'orecchio per riuscire a carpire almeno con chi stia parlando.
    Inizio poi ad analizzare la sua posizione dato che per parlare aveva abbassato la sua voce. Provo a osservare la sua postura e la mimica facciale attraverso la quale avrei potuto capire se stavan discorrendo di argomenti piacevoli per Lucille o meno.
    ditegli di passare da casa mia
    A quell'affermazione il mio viso resta incurante a parte il naso che storcio leggermente.
    Non appena termina la chiamata le sorrido "Chiamate di lavoro?" sorrido amabilmente. Piccoli trucchi che avevo appreso durante le estati per coprire le malefatte che combinavo con mia cugina. Nessuno poteva mai immaginare cosa mi passasse per la testa in quel momento: (Prima abbiamo parlato del moccioso. Va bene. Forse è lui che deve.... chi deve andare a casa della MIA donna in MIA assenza? Quanti anni ha? E' schedato? Devo fare un giro negli archivi della polizia... che vogliono? Chi sono costoro? Perché parlo al plurale? Va bhe, dettagli. Lei è la mia futura moglie. Punto. Lei non lo sa ancora ma è un dettaglio trascurabile ma è comunque mia e non possono andare a casa sua se io non sono presente. Ecco. Uffa. ) Quando termina la telefonata le sorrido "Lavoro?"
    La seguo alla cassa per poi superarla e fare per pagare io.
    Lucille sapeva che con me non poteva uscirne da quelle questioni. Offrivo io. Questione chiusa.
    "Due supermercati? Bene, non vedo l'ora, dai muoviamoci non vorrei trovare traffico o rischiamo di tardare ulteriormente...
    (Impudenti, ladri di donne, libertino, ruffiano, beota...)
    Conoscendomi avrei imprecato mentalmente finché la questione non mi sarebbe divenuta più chiara.
     
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    La lascio guidare lungo quel breve tragitto, intanto mi limito a respirare con la stessa calma con cui respira un toro innanzi un manto rosso.
    Stava per ricominciare un'entusiasmante viaggio nel tempo, che ci avrebbe riportato a quei vecchi tempi in cui venivo schiavizzato per la spesa.
    Il ritmo della mia respirazione era dovuto non tanto per il fatto che a breve sarei entrato a contatto con conteggi riguardo quante arance sarebbero servite per le spremute di una settimana, ma per il fatto che aspettasse visite nel pomeriggio.
    Non appena arrivati alla prima destinazione, mi preparo al tuffo nel passato sobbalzando quasi alle sue parole "Pranzo? Certo! Non preoccuparti, non ho impegni, si... scegli tu, per me è indifferente, davvero, cosa avevi in programma di cucinare oggi?" (Mi nascondo a casa sua fino a sera. Così sarò presente quando questo qui verrà a casa sua. Si. Questi sono i momenti in cui vorrei un porto d'armi... ma non armi qualunque... avrei voglia di... un Kalashnikov. Ecco. ) sorrido sentendo che si tratta semplicemente del professore a cui fa da assistente; tiro dunque un sospiro di sollievo "Pensa questo: almeno viene lui a casa tua e non viceversa!" (La gentilezza ripaga? Ripaga quanto vieni sfruttato amore mio, siamo nel centro di una lotta d'interessi, se vuoi entrare in un giro devi essere prima schiavo di questo per poi sperare di prendere il prima possibile le redini di questo...)
    Mi guardo attorno durante gli acquisti scuotendo la testa "Sempre meglio del SISA è... ma... se volessi farti in una giornata due spremute? Prendi qualche arancia di riserva..." (Stiamo parlando davvero di spremute?) Comunque non saprei... scegli tu, basta chegli ingredienti se dovessimo iniziare a lanciarceli dietro siano cose facilmente ripulibili ahahaha specialmente se deve venire il professore... io con la dottoressa me la sto scampando, credo si sia ritirata e arresa! Bene.. benedetto Ade!"

    Edited by PsycoMoon - 13/3/2016, 16:54
     
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    Cammino osservando le movenze del suo bacino (eeeh... che donna) "Si..." (No, che ha detto si mangia per pranzo? Ok, meglio non farle notare che mi sia sfuggito cosa ci sarà per secondo... uhm... stasera quasi quasi mi faccio due Hamburger... oppure due salsicce... cosa diceva il nonno di Eli? "A mort' ru sasicc' è o' friariell..." Non ho mai capito quei detti...mi sta venendo fame... mangerei un bisonte intero...)
    Rialzo lo sguardo mentre vedo Lucille mentre cerca d'allungarsi oltre misura per prendere... dei biscotti?
    Scuoto la testa sospirando ridacchiando per quella buffa scena.
    "Dai piccolina ci penso io ahahaha" alzo il braccio per prendere i biscotti e riporli nel carrello.
    Resto paralizzato ricordando gli anni e l'aspetto del professore. "Ah... QUELLO.." (Devo decidermi a imparare gli incantesimi che mi fanno avere a che fare con le ombre...) "Se proprio sei a disagio e non ti va potrei restare da te per questo pomeriggio se non ti scoccia la cosa naturalmente..." sorrido tranquillamente senza togliere nemmeno per un istante il manto da uomo indifferente a tutto.
    Non sapevo se Lucille capisse o meno quando mascheravo la mia gelosia o la mia diffidenza... i segreti delle donne!!
    In una marcia funebre la seguo per il supermercato, chissà quanti uomini erano nella mia stessa condizione; naturalmente la risposta alla mia domanda fu più che esaustiva tanto da lasciarmi a bocca aperta. (Amo quella donna. La amo e la temo...) "uhm.. come...non....detto... capisco. Si..." Prendiamo le ultime cose in quella dolce tortura, dolce, si, perché infondo mi era mancato essere trascinato per i supermercati con le spiegazioni da mezz'ora l'una di Lucille...
    Latte preso... andiamo alla cassa? Bhe, si, oramai sono un uomo ufficialmente impegnato... le ammicco con fare complice "Però un po' mi spiace, sei adorabile quando perdi le staffe ahahaha"
     
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    Alla cassa la cassiera imbusta sorridendo ai due. Li osserva, come se vedesse molto più di quel che i ragazzi riuscissero a mostrare.
    Nella borsa, insieme allo scontrino, mette un piccolo pacchettino incartato. «Omaggio dell'azienda». Sorride, sia a Lucille che a Toumas.
     
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    Rido all'affermazione di Lucille "Si, sono un gigante e sono utilissimo per prendere i biscotti in alto negli scaffali." annuisco con un lieve sorriso. "Capisco" (Trentenne, del dipartimento di Storia Greca... uhm... vediamo vediamo.... uhm.. forse devo averlo incrociato qualche volta. Bene. Gli metto contro un paio di fantasmi e risolviamo la faccenda... oppure lo spedisco a calci in Arcadia con l'aiuto di Azrael... fortuna vuole che oggi ci sarò anche io. Già. Potrei prendere un attimo uno dei fucili di zio Giorgio che prendemmo.. tanto per quanto riguarda Elisabeth non si sa ancora niente... e poi sarebbe un prestito... no papà mi ammazzerebbe prima di poter chiedere. Non è il caso far infuriare papà...) le cammino accanto mentre ci avviamo alla cassa (Bene Toumas: Mente locale. Hai la ragazza. Adesso. Cosa si fa quando si è fidanzati? ... Perché sui libri non si studiano ste cose?? Se l'abbracciassi potrei sembrare smielato? L'imbarazzerebbe se la baciassi?)
    Ci avviciniamo alla cassa notando lo sguardo della commessa.
    "Grazie" dico cordialmente. Anche se non mi convinceva quella situazione. (Nessuno regala nulla per nulla... che ha da guardare? Cosa ha notato di particolare? Mh.. cosa conterrà il pacchetto?)
    Mi allontano con Lucille guardandola sott'occhio per poi avvicinarmici e sussurrarle "Visto come ci ha guardato?" Arrivati nel parcheggio avrei caricato le buste in macchina per poi fare per abbracciare Lucille e baciarla -se me lo avesse permesso- prima che questa fosse salita in macchina. "Son curioso di sapere cosa contiene... tu?" le mostro il pacchetto in attesa di risposta.
     
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    Ascolto Lucille che dimostra ulteriormente di non essere cambiata di una virgola, difatti ancora detestava essere fissata... eppure era difficile non notare tale splendore anche in mezzo una folla.
    "Si, sinceramente non convince minimamente nemmeno me..." inizio ad osservare la forma, il tipo di carta utilizzato, se ci fose o meno del nastro trasparente, qualche scritta o qualsiasi tipo d'indizio riconducibile all'atto.
    "Uhm... forse a furia di frequentare polizia e infilare troppo il naso in questioni esterne il mio lavoro sto diventando troppo sospettoso..." (E pure... quando mai non lo sono stato?)
    Il tempo concessomi per studiare quell'oggetto fu però relativamente poco, perché il mio gesto fu ricambiato con un altro altrettanto passionale.
    Mi perdo nella profondità di quegli occhi per poi tornare su questo pianeta non appena ella pronunciò la frase successiva.
    "Ehm... già, si... dicevamo: bombe... si... comunque non ho fatto caso alla sua aura, non ho avvertito nulla di anomalo, pensi possa aver capito che non eravamo semplici umani? Non mi preoccupa tanto il luogo, ma la commessa: L'hai già vista in passato? .... mh... Quale era il nome sul cartellino? Potrebbe esserci utile..."
    Osservo il pacchetto continuando a meditare e pensare cosa potesse contenere.
    "Potrebbe anche non essere un pacco bomba ma un qualcosa destinato a qualcuno che non è umano.. ok, provo a mettere l'orecchio contro il pacco, se sento il tic tac lo lancio in aria, nella migliore delle ipotesi ce la fileremo con lo sfondo dell'esplosione" le faccio una smorfia dopo quest'ultima affermazione per poi rispondere al suo quesito che non aveva fatto altro che accentuare quanto si stesse preparando non solo per quanto riguardava il suo cammino ma anche sugli altri: certo, si poteva sapere a largo modo cosa fossero i moros ma a chiedere se esistesse un potere specifico che permettesse di fare una cosa specifica di certo dietro nascondeva un grande studio e impegno da parte dell'allieva che a quanto pareva aveva trovato un buon mentore.
    "Non ho ancora imparato quell'incantesimo per adesso conosco per quanto riguarda la materia uno che mi permette di rintracciare una determinato tipo di sostanze nelle vicinanze, poi conosco prevalentemente più poteri di morte che materia o spirito... diciamo che uso piccoli trucchetti a lavoro.. e per lo spirito invece, posso farmi aiutare da un fantasma contenuto in un oggetto e farmi supportare in una determinata azione tutto qui... ti confesso che sono scettico a usare la magia, non solo ci ha guardato come se stesse vedendo altro, ma ha anche dato SOLO a noi un pacchetto... ergo, per quel che ne sappiamo potrebbe essere qualcosa che reagisce alla magia e un incantesimo potrebbe attivarlo. la guardo "Ci facciamo forza e scartiamo? Dimmi tu cosa ritieni più saggio fare.." si, saggio. Poiché da quella lettera che trovai a casa dei miei zii e dal mio risveglio avevo imparato una lezione preziosa: finché sei umano, cadi in pericoli da umano; quando desti il potere e apri gli occhi a quel che è il mondo vai incontro ad altri tipi di pericoli.
    Avrei fatto qualsiasi cosa avesse suggerito Lucille.
     
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    Il pacchettino rivela poco al suo interno: semplicemente una chiave e un biglietto da visita.

    La chiave è piccola, moderna e in acciaio. Molto squadrata, non ha etichette. Il biglietto da visita è quello di un funzionario di banca. si tratta di un biglietto professionale, con il logo della banca e l'indirizzo della filiale, di quelli che le aziende stampano per i propri dipendenti.

    "Sergio Torri."

    Mentre state guadando il contenuto del pacchetto il cellulare di Toumas comincia a suonare. Sul display appare il numero della dottoressa sua responsabile.
     
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    Osservo l'interno del pacchettino: Una chiave e un bigliettino da visita.
    Inizio ad osservare accuratamente la chiave (Sembra una semplice chiavetta... perché una semplice chiavetta? Cosa apre? Non ha incisioni particolari, è del tutto anonima...) era evidente quanto fossi assorto nell'osservare quegli oggetti, passo poi al bigliettino (Sergio Torri... mai sentito nominare da quel che mi pare di ricordare al momento. Chi sarà mai? Uhm... un funzionario di banca... Ecco, lo sapevo, agli umani arrivano le cartelle dell'Equitalia e a me toccano i funzionari bancari che mandano biglietto da visita e chiavette.. Ade, ti prego fa che non mi escano altri casini, dammi un po' di quiete! I fantasmi mi bastano) osservo il logo della banca e l'indirizzo della filiale per poi inserire nel navigatore l'indirizzo onde capire quanto disti quella filiale per poi prendere il cellulare "Dire di guardare su internet se troviamo qualcosa su questo Sergio Torri e.... " *squilla il cellulare* "E che vuole questa oggi? E' il mio giorno libero... ma che ca..." *risponde* "Pronto..." il tono è calmo e pacato.. (Ma che vuole questa ninfomane? Ade, ok, qualsiasi sia il motivo per cui ci hanno dato quella chiave sempre meglio di questa! Ma... un attimo... ) faccio segno a Lucille come se volessi scrivere qualcosa, ella mi indica un porta oggetti sul cruscotto, scrivo con grafia chiara ed elegante:

    Siamo in due, vero, ma perché solo un pacchettino? Cosa ha visto realmente quella commessa? Dopo il Carrefour torniamo indietro, questa faccenda non mi convince

    Era la classica situazione in cui hai le 24 ore giornaliere a disposizione e le vuoi sfruttare per stare con la tua donna, ma ti capitano imprevisti.
    Temevo più che altro ciò che avrebbe fatto Lucille quando avrebbe compreso che era la dottoressa al telefono. Da quanto la conoscevo, potevo pure rischiare di dire addio al posto di lavoro ed essere trasferito o spedito chissà dove... (Se sono fortunato mi mandano a Roma, almeno avrei modo di cercare gli Orsini e vedere se sta qualche collegamento con Elisabeth... Ade, mandamela buona!) Osservo Lucille con la coda dell'occhio e osservo il cielo sperando di non sentire tuoni o i primi eventi che accennino a un'apocalisse... eh..Donne... che cosa affascinante la loro gelosia...
     
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    La voce della dottoressa è stranamente affannata ed eccitata.

    «Toumas, senti. Devo assentarmi per un paio di settimane. Mi hanno chiesto di parlare ad un convegno a Sydney. Ti lascio sotto la guida del dott.Arcari. Sto preparandomi un fretta, parto questa sera. È stata una comunicazione alquanto improvvisa. Tutto chiaro? Dott. Arcari ricordatelo bene.»
     
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    Toumas Doria Phampili - <parlato> (Pensato) Narrato. Parlato Altrui • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

    Come previsto Lucille era praticamente un vulcano in eruzione, tanto che pronunciò parole che potevano avere non solo doppi, ma triplici... (Se non mi cacciano oggi ho la pensione garantita...) Ascolto il discorso della dottoressa con un sopracciglio alzato.
    "Congratulazioni...Dott. Arcari. Va bene. Posso avere un recapito per poterlo contattare in modo da sapere come giostrarmi?"Era una cosa molto buttata sul professionale. Molti avrebbero provato ad arpionarsela facendo complimenti sull'ingaggio ricevuto, ma a me non importava, anzi, importava più togliermi dalla testa che quella poteva non essere una coincidenza. Perché tutto oggi?
    Prima quella chiave e adesso questo convegno a Sidney.
    (Mha, meglio così, mi posso ritenere libero da problemi per due settimane!! ... Dio... dipende da che genere di problemi!)
    "Perfetto essendo così indaffarata la lascio e non le rubo altro tempo. Arrivederci, le auguro Buon Viaggio..." Scrivo intanto su un bigliettino il nome del dottore e se me lo avesse detto anche il numero o qualsiasi informazione datami dalla dottoressa.
    Una volta attaccata la telefonata - e per fortuna non aveva sentito Lucille probabilmente a causa dell'eccitazione dell'evento - mi avvicino alla mia ragazza sorridente "Starà a un convegno a Sydney per le prossime due settimane, mi ha detto sotto l'ala di chi mi ritroverò!" faccio per abbracciarla "Me lo dai un bacio? Non sentirò parlare di lei per due settimane tonde, credo sia un evento da festeggiare... sai che sei ancora più bella quando vuoi ammazzare qualcuno?" Prossima missione: Calmare Lucille.
     
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